Articolo 21 della Costituzione Italiana

Articolo 21 della Costituzione Italiana:
"TUTTI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE LIBERAMENTE IL PROPRIO PENSIERO CON LA PAROLA, CON LO SCRITTO E OGNI ALTRO MEZZO DI DIFFUSIONE. LA STAMPA NON PUO' ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE"

mercoledì 8 febbraio 2012

FOIBE, FINALMENTE IL COMUNE NE PARLA. MA COME LO FA?

Finalmente il Comune di Minerbio parla dei Martiri delle Foibe!
Dopo anni dedicati, da noi del Blog, a questo argomento, alla Caduta del Muro di Berlino, oltre che a tutti gli efferati crimini prodotti dal comunismo, siamo finalmente riusciti nel nostro intento, costringere l'amministrazione comunale a parlare di questa triste pagina di storia.
 Grazie alle nostre numerosissime sollecitazioni e segnalazioni mirate a svegliare un'amministrazione assonnata e parecchio distratta verso questi argomenti, abbiamo finalmente ottenuto qualcosa. 
 E solo grazie a noi del Blog, che da anni cerchiamo di portare un po' di luce su una delle più buie pagine di storia (il comunismo), attraverso articoli, sollecitazioni all'amministrazione locale (PD) e attraverso le nostre segnalazioni alle autorità competenti, abbiamo finalmete ottenuto un primo risultato: CHE SE NE PARLI!

MA NON BASTA, E NON COSI'.

Guarda caso, solo dopo il nostro ultimo articolo, intitolato FOIBE 2012, il comune ha deciso di pubblicare sul proprio sito due  righe "ridicole"  che cercano di spiegare il triste argomento, omettendo però alcune parole chiave probabilmente troppo scomode alla sinistra locale. 
Quanto riportato sotto è il trafilettino striminzito che il sito del comune riporta in una delle sue pagine:
"Al termine della II guerra mondiale mentre l'Italia veniva liberata dall’intervento dell’esercito Anglo-Americano, a Trieste e nell'Istria (sino ad allora territorio italiano) ebbe inizio una tragedia epocale per tutta l'umanità. 350.000 italiani infatti abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia dovettero scappare ed abbandonare la propria terra, insieme agli affetti, alle case, ed al proprio lavoro, a causa delle incessanti persecuzioni delle bande armate jugoslave. Migliaia di innocenti furono uccisi nelle Foibe o nei campi di concentramento istituiti da Tito.
Trieste, dopo aver subito più di un mese di occupazione jugoslava, ancora oggi ricordati come "i quaranta giorni del terrore", visse per 9 anni sotto il controllo di un Governo Militare anglo-americano, in attesa che le diplomazie decidessero la sua sorte.
Solo nel 1954 l'Italia prese il pieno controllo di Trieste, lasciando l'Istria all'amministrazione jugoslava e solo nel 1975, con il Trattato di Osimo, rinunciò definitivamente ad ogni pretesa su parte dell’ex territorio italiano. [...]"

Per la sinistra locale, commemorazione è fatta!!
Peccato però che le cose siano state descritte omettendo tratti di storia e parole chiave che definiscono la vera e propria ferocia di una filosofia di pensiero che ha prodotto milioni di morti in tutto il mondo: IL COMUNISMO. 
Cercando di fare un quadro più completo, alle due "ridicole" righe scritte dal comune, vi riproponiamo uno stralcio di alcuni nostri articoli, che ne definiscono una maggiore obiettività storica, dando quella solennità che i MARTIRI DELLE FOIBE meritano:
 
(DAL LIBRO"FOIBE"di Gianni Oliva) La strategia jugoslava, dopo l’occupazione del territorio della Venezia Giulia nel 1944, è stata quella di insediare i comitati popolari di liberazione come organi amministrativi, allo scopo di stabilire forme organizzate di potere riconducibili all’autorità di Belgrado.[...]
Per raggiungere questo stato di fatto, si rese quindi necessaria allo scopo un’opera radicale di epurazione del territorio, capace di eliminare in tempi rapidissimi tutti coloro che erano contrari al nuovo potere e che avrebbero potuto organizzare una opposizione interna.
In altre parole l’epurazione doveva eliminare qualsiasi voce di dissenso, e andava diretta non solo verso i fascisti in quanto tale, ma CONTRO TUTTI COLORO CHE SI OPPONEVANO AL COMUNISMO JUGOSLAVO. [...]
Una riunione del comitato centrale del PARTITO COMUNISTA sloveno del 28 agosto 1944 sanciva l’indicazione :.
Occupare per primi
Tenere preparato tutto l’apparato ! Dappertutto, il più possibile, bandiere slovene e jugoslave.
Ad eccezione di Trieste, non permettere in nessun altro posto manifestazioni italiane..
Rinforzare l’OZNA (Servizio speciale di Polizia del Ministero della Difesa jugoslava, che godeva di una larga autonomia operativa, ed era “collegato” direttamente con i vertici del potere a Belgrado)..

Preparare per Trieste il personale qualificato : la Polizia..

Epurare subito.  [...]
In un documento della direzione del PCI per l’Italia occupata indirizzato al Comitato Centrale del PC jugoslavo, si legge :
“…Il compagno Ercoli (Togliatti) dice che noi dobbiamo in tutti i modi favorire l’occupazione delle regioni giuliane da parte delle truppe del maresciallo Tito…”.
E’ il comunismo italiano a sollecitare la collaborazione con l’esercito jugoslavo, in nome dell’unità nella lotta di liberazione;.
sono comunisti i cittadini giuliani di nazionalità italiana coinvolti nelle nuove strutture del potere titoista;.
sono di ispirazione comunista i manifesti e gli articoli che inneggiano alla vittoria dell’esercito partigiano di Belgrado.   [...]
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 La giornata del 10 febbraio, in cui si commemorano le vittime delle foibe, è l’occasione per denunciare la mostruosa crudeltà del comunismo e lo spirito disumano di vendetta che animò i “titoini” – i partigiani di Tito, con i loro complici italiani militanti sotto le bandiere del Pci togliattiano – nella loro resa dei conti a danno dei “vinti” di cui sparsero il sangue innocente. [...]
Si trattò di un’azione sistematica, di inaudita ferocia, messa in atto dai comunisti (jugoslavi, ma con la complicità degli italiani) ai danni degli italiani (non comunisti) che furono gettati nelle cavità carsiche, a volte ancora vivi..
Nel periodo che va dall’ottobre 1943 al maggio 1945, più di 10 mila italiani vennero torturati e uccisi dai partigiani comunisti di Tito..
Gli italiani venivano fatti prigionieri nei luoghi di lavoro e nelle loro case.
Poi, venivano gettati – ancora vivi – nelle cavità carsiche da cui prende il nome il massacro :
le foibe, appunto.
Si trattava di gente comune.
Chiunque, purché fosse italiano : marinaio, maestro, impiegato, minatore, finanziere, o militare.
Uccisi quindi per ragioni etniche, oltre che politiche, nella maggior parte dei casi dall’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia. [...]
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Il 10 febbraio , “Giornata del Ricordo”, avranno luogo in tutta la Penisola , diffusamente, una serie di eventi dedicati ad un’oscura e triste pagina della storia recente italiana, che riguarda appunto le decine di migliaia di italiani scaraventati crudelmente, vivi o morti, all’interno delle profonde cavità carsiche tipiche del paesaggio friulano, le foibe, alla fine dell’ultimo conflitto mondiale.


La commemorazione è dedicata quindi ai numerosissimi martiri fiumani, istriani, dalmati e giuliani, vittime della ferocia comunista che, premeditatamente e spietatamente, allo scopo di annettere quei territori ha annientato qualsiasi voce di dissenso mediante lo sterminio di massa. [...]
La politica seguita da molta parte della sinistra italiana, al riguardo, sembra essere pervasa dal tentativo di nascondere, celare, o quanto meno ignorare, ogni negatività, seppur eclatante, che possa ricondurre a stereotipi perniciosi per l’immagine dei seguaci di Marx.
I comunisti hanno sempre seguito questa strada, ancora da tempi remoti, e solo pochi illuminati e coraggiosi intellettuali hanno osato alzare una voce per contrastarli, come ad esempio Gaetano Salvemini. [...]
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Gli esempi relativi alle nefandezze dei comunisti sono centinaia di migliaia, anzi potremmo dire che sono infinitamente numerosi, comprendendo anche le porcherie da loro commesse sul suolo italiano dal dopo guerra ad oggi. .
Possiamo citare le Foibe come riferimento evidente dell'odio che ha animato i comunisti titini, così come le efferatezze compiute durante la guerra civile dai partigiani, soprattutto nel cosiddetto “triangolo della morte” emiliano, e nascoste per anni all'opinione pubblica.[...]
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TRATTO DA:   http://www.italian-samizdat.com/2010/02/f-o-i-b-e.html
Lo stereotipo è lo stesso che accomuna tutti i crimini contro l’umanità, commessi in questo caso, come in molti altri, da un regime comunista che da un lato perpetrava nefandezze di ferocia inaudita, e dall’altra nascondeva le tracce del suo operato, con la complicità di personaggi come, ad esempio, Togliatti e i suoi compagni di partito.
Costoro sono stati complici di un silenzio che li ha accomunati così ai responsabili materiali delle stragi, diventandone correi a livello morale e subdoli avallatori di una strategia ideologica che fa del terrore il suo punto focale di forza. [...]
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Onore alle vittime delle Foibe.
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Disprezzo ai loro carnefici, 
e a  chi non ne condanna le gesta.

1 commento:

  1. Pur prendendo atto del fatto che finalmente, dopo anni di colpevole silenzio, anche l'Amministrazione minerbiese si sia finalmente degnata di commemorare le vittime delle Foibe, devo però recriminare sul suo solito modus operandi, distorsivo e disinformativo.
    Infatti nel breve trafiletto, che probabilmente hanno scritto con il mal di pancia, sollecitati a più riprese, anche da noi, NON appare mai la parola COMUNISMO, come se si trattasse di un evento storico che con il comunismo, appunto, non ha nulla a che fare.
    I furbetti del Comune, si guardano bene dal dare ai cittadini una esposizione dei fatti veramente reale e obiettiva, tralasciando che i feroci eccidi delle Foibe istriane sono scaturiti dalla volontà omicida comunista di chi voleva annettersi quei territori.
    Il comunismo, ancora una volta, in quei momenti ha mostrato il suo vero volto, e ci saremmo aspettati che i suoi eredi, metamorfizzati, oggi, ne riconoscessero le colpe.
    Non si può puntare il dito contro un eccidio senza dire chi lo ha commesso...
    E' disinformazione, tipicamente comunista, erede di un retaggio culturale secondo il quale è meglio passare sotto silenzio tutto ciò che può produrre un danno di immagine.
    Il Comune avrebbe dovuto fare una pubblica manifestazione, con tanto di banda che, per una volta invece di suonare "Bella ciao" avrebbe potuto suonare solo l'Inno di Mameli.

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